MUTSEU

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Cagliari
  • Cripta della Chiesa del Santo Sepolcro

Arciconfraternita dell’Orazione o della Morte

La chiesa del Santo Sepolcro era sede dell’Arciconfraternita del SS. Crocifisso e dell’Orazione o della Morte.

Lo storico Giovanni Spano, sostiene che questa chiesa “era un tempo dei Templari, cioè vi esisteva qualche precettoria o commenda di quell’Ordine tanto celebre”: mancano prove, documentarie e archeologiche, per affermare questo. Studi recenti hanno accertato che già il Bonfant, storico seicentesco, in “Trionfo dei Santi in Sardegna” (pubblicato nel 1635), sosteneva che la chiesa sarebbe sorta sopra un monastero che fu dei Templari, a sua volta costruito sui ruderi di un monastero distrutto dai saraceni e risalente ai tempi del papa Gregorio Magno. Dopo il rinvenimento nell’area archeologica di Sant’Eulalia di strutture altomedievali che potrebbero anch’esse risalire ai tempi di questo grande papa, la notizia del Bonfant è da valutare con attenzione. La chiesa era proprietà della sopracitata Arciconfraternita, istituita con bolla papale di papa Giulio III nel 1564, ed estinta di fatto intorno al 1960.

Il prestigioso sodalizio aveva come principale obiettivo dello statuto, dare sepoltura religiosa ai morti indigenti della città, ma, in due cripte realizzate sotto l’area della chiesa, si curavano anche dellla sepoltura dei confratelli iscritti al sodalizio.

Una prima cripta fu costruita alla fine del Seicento, insieme forse alla soprastante Cappella della Pietà, riutilizzando una grotta naturale che potrebbe essere stata sede iniziale dell’Arciconfraternita. Qualche tempo dopo, essendo molto cresciuto il numero dei soci dell’Arciconfraternita, ne fu costruita una seconda sotto la navata e intercomunicante con la prima. Nella volta a botte di questa è grafitta l’immagine della morte secondo il clichè sei-settecentesco:  la morte ha forma umana femminile, è rivestita con un ermellino, tiene nella mano destra una falce, sulla cui lama si legge il motto latino “Nemini parco” (”non risparmio alcuno”), mentre in quella sinistra stringe una clessidra alata, simbolo dello scorrere del tempo.

In seguito al decreto napoleonico, che vietava le sepolture entro le chiese e nelle piazze antistanti, e con l’apertura del cimitero di Bonaria avvenuta nel 1829 (data riportata nel gradino di accesso alla Cappella della Pietà), la cripta fu spogliata di quanto l’arredava e riempita con tutto il materiale rimosso dal cimitero esterno antistante, anch’esso smantellato. I lavori realizzati dalla Parrocchia nel 2000 hanno consentito il ripristino delle cripte alla situazione precedente il decreto citato e quindi anche la messa in luce dei “drappeggi” presenti nelle pareti dei due ambienti.

La ricca documentazione, in massima parte inedita, attestante l’istituzione dell’Arciconfraternita, la concessione alla stessa di privilegi e indulgenze e la meticolosa amministrazione dei beni è custodita nell’Archivio parrocchiale.