MUTSEU

MUTSEU

Cagliari
  • Statua seicentesca raffigurante Santa Lucia

Opere lignee

La sezione della statuaria raccoglie interessanti opere lignee e in avorio, databili tra la fine del XVI e il XIX secolo, che offrono una testimonianza tangibile della ricchezza e raffinatezza delle botteghe di scultura napoletane, ma anche genovesi e sardo-iberiche.

Le opere più significative sono:


Madonna col Bambino: la scultura in marmo bianco, che una tradizione identifica come Santa Maria del Porto, era originariamente collocata sopra l’ingresso laterale della chiesa di Sant’Eulalia, dove oggi è stata sistemata una copia. Raffigura la Madonna assisa in trono con in braccio il Bambino, seduto sulle sue gambe. La Vergine tiene nella mano destra un fiore, con ogni probabilità una rosa. L’opera è databile al XV secolo e, nell’immagine generale, mostra elementi ancora gotici, tuttavia la rotondità delle forme dei volti e del panneggio dichiara un percorso già avviato verso il classicismo rinascimentale.


Madonna degli Abbandonati: il prezioso simulacro in legno intagliato, dorato e policromato, proviene dalla chiesa del Santo Sepolcro, dove era sistemato nella nicchia al centro dell’altare in una cappella a lei dedicata. L’iconografia e il titolo della Madonna degli Abbandonati sono piuttosto rari, e derivano dalla Mare de Déu dels Desemparats (in spagnolo Virgen de los Desamparados), un venerato simulacro che ancora oggi viene fatto oggetto di un culto molto sentito nella città di Valencia, con la quale Cagliari ha avuto sempre stretti rapporti culturali e commerciali. Gran parte della scultura, analogamente al modello valenzano, è rivestita con foglia d’oro e impreziosita con la tecnica dell’estofado de oro, una particolare decorazione che imita i motivi delle stoffe preziose. L’opera si può attribuire a un anonimo scultore iberico della fine del Cinquecento, forse su commissione di un cittadino valenzano residente nella capitale sarda.


Madonna del Pilar: la piccola scultura in legno intagliato, dorato e policromato, ci presenta la Vergine in piedi, in equilibrio su una nuvola popolata da piccole teste di angeli. Maria tiene delicatamente in braccio il Bambino nudo. La presenza della colonna stilizzata che fa da base alla figura indica che si tratta di una rappresentazione locale della veneratissima Virgen del Pilar di Saragozza il cui culto, come in tutto il mondo ispanico, era molto diffuso anche in Sardegna. Alcuni tratti arcaici e una certa rigidezza della composizione consentono di attribuire l’opera a una bottega sarda della prima metà del XVII secolo. Proviene dalla chiesa parrocchiale di Sant’Eulalia. L’ultimo restauro ha riportato alla luce parte della doratura e della policromia originarie, nascoste da estese ridipinture di epoca successiva.


Pietà: il gruppo ligneo, di notevole qualità scultorea, si può attribuire per via stilistica a un intagliatore napoletano della seconda metà del XVIII secolo, molto vicino alla cerchia di Giuseppe Sammartino. Raffigura la Vergine Maria seduta, con il viso rivolto al cielo e le braccia aperte in segno di disperazione. Sulle sue ginocchia è adagiato il corpo straziato di Gesù, rappresentato con una virtuosistica contorsione degli arti e dell’intera figura, elemento che conferisce dinamismo a tutta la composizione e che dimostra le grandi capacità artistiche dell’anonimo maestro. La scultura proviene dalla chiesa del Santo Sepolcro.


Cristo alla colonna: il simulacro, proveniente dalla chiesa di Santa Lucia, si presenta oggi notevolmente danneggiato e mutilo di alcune parti. Tuttavia queste mancanze non ne nascondono la notevole qualità scultorea. L’opera è databile agli ultimi decenni del Settecento e gli elementi stilistici permettono di attribuirla alla bottega dello scultore sardo Giuseppe Antonio Lonis, di cui si conservano altre opere similari, tutte appartenenti a gruppi scultorei rappresentanti i Misteri della Passione, destinati alle processioni della Settimana Santa. Il Cristo è rappresentato nudo, con un piccolo perizoma che gli copre i fianchi, e le mani legate poggiate sopra una colonna, oggi mancante. Il corpo è straziato da innumerevoli ferite dovute alla flagellazione.